26/09/2007 La percezione dei cambiamenti climatici A seguito delle polemiche che sono scaturite all'indomani della conferenza sui cambiamenti climatici, svoltasi in Italia nella prima metà del mese di settembre, ci sentiamo in dovere di portare il nostro contributo alla discussione. Ci uniamo alla protesta del Prof. Franco Prodi per l'errata interpretazione fatta dai relatori dei dati forniti dal C.N.R. e per non avere invitato i professori italiani della materia. Tuttavia apriamo una breve polemica facendo notare sia al ministro dell'ambiente on. Alfonso Pecoraro Scanio sia al prof. Franco Prodi in qualità di rappresentante del C.N.R. come, in Italia, parlare di tematiche ambientali sia ormai prerogativa esclusiva delle pubbliche istituzioni o dei professori e ricercatori universitari. Dobbiamo dare una notizia: per chi ancora non lo avesse notato esistono anche dei soggetti competenti privati (ingegneri ambientali, geologi, agronomi, fisici, metereologi ...) che fanno della ricerca sulle tematiche ambientali una ragione di vita e hanno scelto di basarvi la propria attività professionale. Di queste persone nessuno parla e nessuno invita quando si tratta di avere una cassa di risonanza molto ampia come può essere una conferenza sul clima. I partecipanti sono sempre gli stessi, quelle stesse persone che nei giorni successivi ripetono le medesime affermazioni in qualche approfondimento televisivo, a discapito del confronto con nuove idee. Riconosciamo la competenza e l'autorevolezza di quasi tutti gli interpreti ma è mai possibile che non vi sia un piccolo spazio anche per quelle persone che cercano di applicare le metodologie teoriche studiate negli anni universitari alle problematiche ambientali riscontrate nel quotidiano? Polemiche a parte nella succitata conferenza e stato affermato che in Italia la temperatura è aumentata quattro volte in più rispetto al resto del pianeta; tale affermazione agli occhi di una persona non esperta può sembrare un dato molto interessante ma solo ad essa in quanto un'affermazione di questo genere è in palese contrasto proprio con i dati forniti dal C.N.R. stesso. Infatti si è detto anche che a fronte di un aumento di temperatura di sette decimi di grado per secolo, in Italia è aumentata di un grado. Questo significa che l'Italia è assolutamente in linea rispetto al resto delle terre emerse (che hanno notoriamente una temperatura più elevata) contraddicendo così l'affermazione precedente. Inoltre si è dato per scontato e si è riusciti a misurare il contributo antropico all'aumento della temperatura cosa che neanche gli autorevoli ricercatori del C.N.R. sono riusciti a fare. Questo è solo l'esempio del messaggio distorto che può trapelare da una conferenza in cui tutti si sentono in grado di fare affermazioni senza poi comprendere cosa in realtà si è appena detto. E' vero che in Italia molti scienziati hanno il vizio di riciclarsi a secondo delle tematiche che hanno maggiore attenzione mediatica (in questi ultimi anni le tematiche ambientali e le fonti rinnovabili sono le nuove miniere d'oro) ma occorre più cautela. Il nostro punto di vista in materia è questo: è innegabile il contributo dell'uomo all'aumento della temperatura ma la quantificazione e l'incidenza sia a scala globale sia a scala locale è un problema che ancora non si è riusciti a risolvere con scientifica certezza. Come prima cosa occorre distinguere nettamente la percezione che il singolo individuo ha dell'aumento di temperatura e la misurazione del fenomeno condotto con precisi strumenti scientifici. Ad esempio non si può affermare, come è capitato di ascoltare durante una trasmissione televisiva di approfondimento sul tema, che: "secondo me, che non sono un esperto, non è vero che la temperatura in Italia è aumentata perché in agosto, la sera, dovevo mettere un maglioncino" oppure "un mio amico agricoltore mi ha detto che ha anticipato di poco la vendemmia ma che queste cose accadevano anche negli anni passati". Tali affermazioni rientrano nella sfera della percezione personale del cambiamento atmosferico in atto e non possono essere prese in considerazione per una corretta analisi scientifica. Questo però mette in luce una problematica ancora irrisolta nella misurazione del contributo antropico all'aumento di temperatura: a quale scala di grandezza (planetaria, globale, locale ....) occorre riferirsi quando si cerca di quantificare l'incidenza delle attività umane? L'ultimo rapporto dell'IPCC ha dichiarato come inequivocabile l'apporto delle attività umane all'aumento della concentrazione dei gas serra. Se a livello globale i segnali del cambiamento climatico in atto sono abbastanza evidenti, a livello locale questi sono più influenzati dalle caratteristiche del luogo come ad esempio la distanza dal mare, l'orografia ecc. Queste sono solo alcune delle tematiche che avremmo voluto emergessero dalla conferenza sul clima; ecco perché auspichiamo che nelle prossime occasioni si faccia più attenzione a tutti gli esperti del settore e non ad una minoranza.
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